Oboedientia et pax

Stemmi Episcopali

Mons. Angelo Giuseppe Roncalli


Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, quando fu ordinato vescovo, scelse due parole, che avevano per lui un altissimo significato e che ora illuminano e spiegano assai bene tutta la sua vita.
Qui sta il segreto della sua spiritualità e la ragione profonda delle sue scelte pastorali. Infatti, prima dell’ordinazione episcopale, avvenuta nella chiesa di S.Carlo al Corso a Roma scriveva nel Giornale dell’anima: «La Chiesa mi vuole vescovo, per mandarmi in Bulgaria, ad esercitare, come Visitatore Apostolico, un ministero di pace. Forse sulla mia via mi attendono molte tribolazioni. Con l’aiuto del Signore mi sento pronto a tutto. Non voglio la gloria di questo mondo; l’aspetto molto grande nell’altro […] Metto nel mio stemma le parole “Oboedientia et pax”, che il padre Cesare Baronio pronunciava tutti i giorni baciando in San Pietro il piede dell’Apostolo. Queste parole sono un po’ la mia storia e la mia vita» (Ritiro di preparazione all’ordinazione episcopale, 17 marzo 1925)
In esse ritroviamo la linea di condotta per l’indizione del concilio Vaticano II – come obbedienza allo Spirito Santo e alla fede della Chiesa -, ma anche dell’importante enciclica Pacem in terris pubblicata l’11 aprile 1963, ossia poco prima della morte sopravvenuta il 3 giugno del medesimo anno, lo stesso giorno in cui nel 2010 diede la sua testimonianza di fede monsignor Luigi Padovese, ucciso proprio in quella terra di Turchia in cui monsignor Roncalli fu delegato apostolico per dieci anni, ossia dal 1934 al 1944.
Dopo altre esperienze simili, presso le nunziature di Turchia, Grecia e di Francia, fu eletto patriarca di Venezia, finché, a seguito della morte do Papa Pio XII, con sua grande sorpresa, fu eletto Papa (28 ottobre 1958). Il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII di questo Pastore, oltre alla sua vasta esperienza diplomatica, hanno ispirato la scelta dei Cardinali come avrebbero conquistato l’affetto di tutto il mondo, che ha riconosciuto in lui un pastore e un padre.
Pastore perché padre. Che cosa lo aveva reso tale? Come aveva potuto arrivare al cuore di persone così diverse, persino di molti non cristiani? Risponde Papa Francesco: “Angelo Roncalli sapeva trasmettere una pace naturale, serena, cordiale; una pace che con la sua elezione al Pontificato si manifestò al mondo intero e ricevette il nome della bontà. Papa Giovanni trasmetteva pace perché aveva un animo profondamente pacificato, frutto di un lungo e impegnativo lavoro su se stesso, lavoro di cui ci è rimasta abbondante traccia nel ‘Giornale dell’Anima’.
Se la pace è stata la caratteristica esteriore, l’obbedienza ha costituito per Roncalli la disposizione interiore: l’obbedienza, in realtà, è stata lo strumento per raggiungere la pace. Nella Chiesa ha svolto i servizi che i superiori gli chiedevano, senza cercare nulla per sé. Attraverso la sua obbedienza, il sacerdote e vescovo Roncalli ha vissuto anche una fedeltà più profonda: l’abbandono alla divina Provvidenza”.
 

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